Il titolare di una pizzeria ha avvisato la clientela: i bambini maleducati e rumorosi non potranno più entrare nel suo locale. Un recente episodio ha suscitato scalpore e reazioni immediate: articoli di giornale, dichiarazioni e qualche genitore indispettito.
Non si riesce a comprendere per quale motivo non si possa prendere drastici provvedimenti di fronte alla maleducazione. Basta guardarsi intorno ed è ormai abitudine vedere sfrecciare bambini sui monopattini o biciclette sui marciapiedi, mentre papà o mamma, noncuranti dei pedoni, sono impegnati in conversazioni telefoniche.
Stessa scena in spiaggia o nei locali pubblici, dove alcuni bambini s’infilano tra le gambe dei camerieri, mentre reggono in equilibrio un piatto di portata.
Educare i bambini: saper dire no
Educare i bambini, si sa, è un mestiere difficile, soprattutto oggi, quando la maternità si è spostata molto in avanti e di figli se ne fanno pochi. Spesso si vedono madri quarantenni o padri cinquantenni, che proiettano nell’unico figlio frustrazioni, angosce e ciò che non hanno mai realizzato. Un bambino al quale non si sa mai dire di no.
Sottolinea il giornalista Massimo Gramellini: “A furia di spianare la strada al bambino, si rischia di esporlo a dei contraccolpi emotivi il cui esito è sempre più spesso la depressione”. Sintetizza il concetto di un’educazione permissiva, che genera personalità fragili, iper-protette: così, dopo il primo insuccesso, il ragazzo facilmente va in crisi.
In teoria sono tutti d’accordo sul fatto che per educare i bambini correttamente bisogna saper anche dire di no ai figli, ma in pratica, appena è possibile, si propende per il sì. Alcuni temono di ferire o prevaricare i figli. Molti genitori, attenti al proprio comfort, di fronte a un capriccio o a un urlo preferiscono non essere disturbati, invece di sedersi al fianco del bambino, partecipando attivamente alla sua vita.
E decisamente è più comodo metterli di fronte a un video, piuttosto che leggere loro una bella storia o giocare con loro. Insomma, alcuni per educare i bambini elargiscono dei “sì”, soprattutto quando sono nervosi o distratti da problemi di lavoro o altro ancora. Invece un genitore dovrebbe instaurare un canale di comunicazione “onesto” con il proprio figlio, senza alibi, mettendosi in gioco come persona. Occorrerebbe imparare come dire di no.
Limiti e regole: strumenti di crescita
Molti genitori hanno troppa paura di imporre regole, di proporre mete impegnative, di dire dei no, perché i figli potrebbero fallire. Spesso capita che gli insegnanti siano bersagliati dai genitori, perché questi non riescono a sopportare che il figlio possa sbagliare. Preferiscono attribuire la colpa al docente, che, a loro detta, è un’incapace. Nella scuola l’autorità è stata spesso contestata, tanto che alcuni insegnanti rigorosi, a volte, sono costretti a cedere di fronte alle rimostranze dei genitori.
C’è chi propende per un’educazione incentrata sui bisogni del bambino, chi al ritorno del controllo genitoriale, chi invece preferisce sperimentare sul campo, confrontandosi con altri genitori o esperti. Una soluzione universale non esiste: ciò che importa di essere capaci di pronunciare un “no“ in modo mirato.
Nel libro della psicoterapeuta Asha Phillips “I No che aiutano a crescere” si sottolinea l’importanza dei limiti e delle regole come strumenti di crescita. Sapere dire “no” al momento giusto diventa dunque una condizione necessaria per educare i bambini, per lo sviluppo della personalità.
L’importanza di concedere delle libertà
In fondo è il figlio stesso a volerlo: gli occorre una persona autorevole, non certo un amico. Ci sono madri o padri che tendono a intrufolarsi esageratamente nella vita dei figli, con frasi come: “Fai questo o quello, alzati, vestiti, mangia o gioca”. È importante che i genitori concedano libertà e spazio sufficiente perché i figli imparino a esplorare il mondo e se stessi, ma contemporaneamente occorre fissare in modo preciso i limiti.
Per potersi sviluppare e crescere bene un bambino si deve sentire amato e compreso e i genitori dovrebbero cercare di stabilire con lui una relazione appagante. I bambini non sono tutti uguali: possono essere più difficili o semplicemente più lenti nell’adattarsi a sottostare alle regole, a rispondere alle richieste e a misurarsi con gli altri.
Fonti
Alessandro D’Avenia, Troppa paura di dire No. Questa è una cultura che non regge il fallimento, 13 Ottobre 2015, La Stampa
Giuliana Ukmar, Se mi vuoi bene dimmi di no, Franco Angeli, 2017
Brunella Gasperini, L’importanza di dire no, Repubblica 9.1.2014, www.repubblica.it
Asha Philips, I no che aiutano a crescere, Feltrinelli 2013
Will Wilkoff, Come dire no al tuo bambino, i no affettuosi che formano il carattere, Feltrinelli 2005