La tanto attesa fase tre è arrivata e anche per i bambini è venuto il momento di esplorare nuove strade dopo l’emergenza coronavirus.
La pandemia ha imposto nuove regole e stili di vita. Ha allontanato i bambini, oltre che gli adulti, da abitudini consolidate: riti, affetti, attività sportive, con la conseguente separazione da amici, nonni, insegnanti allenatori.
Il venire meno di una istituzione come la scuola, dotata di un importante valore contenitivo, non può non lasciare traccia nei bambini, che sono i grandi dimenticati di questa emergenza.
L’interruzione di tutte le attività ha avviato un processo di desocializzazione, che soprattutto i bambini più piccoli hanno dovuto affrontare nello smarrimento dovuto alla improvvisa mancanza della routine quotidiana, altrimenti molto importante per infondere loro fiducia e sicurezza, aiutandone la crescita.
La quarantena può aver provocato ripercussioni negative sulle condizioni psicologiche dei bambini, con la manifestazione di problemi comportamentali e difficoltà emotive. Per i più piccoli potrebbero essersi verificati momenti di regressione e maggiore attaccamento, con comportamenti come tornare a dormire nel lettone dei genitori, oppure fare la pipì a letto durante la notte.
I più grandi potrebbero avere reagito invece manifestando iperattività, maggiore irritabilità e cambi di umore, disturbi del sonno, momenti di tristezza e apatia.
Fase tre e bambini: come aiutarli ad affrontarla
Come aiutare i bambini ad affrontare al meglio la fase tre? Anche nella riapertura, l’emergenza coronavirus continua a incidere negativamente sui più piccoli. Ogni bambino è diverso e nessuno meglio del genitore ne conosce il carattere, l’indole e le sfumature di comportamento. Il lungo periodo trascorso tra le mura domestiche potrebbe avere indotto un tale adattamento da indurre il bambino a non voler uscire. Oppure, per contro, altri potrebbero reagire in modo euforico, rendendo difficile il rispetto delle norme imposte dalla fase tre.
Prima ancora di seguire raccomandazioni esterne, è quindi opportuno mettersi in ascolto del proprio bambino, facendo in modo che possa esprimere le proprie emozioni, positive e negative, e le proprie paure. Accogliere il vissuto del bambino facilita l’adattamento piscologico, dà conforto e lo aiuta nell’elaborazione della situazione, facendolo sentire protetto.
È inoltre importante essere di esempio; è dagli adulti che i bambini imparano come gestire le situazioni difficili, come risolvere i problemi o come affrontare stress e frustrazioni.
L’amore e la cura verso sé stessi, messe in atto compiendo azioni positive e costruttive (imparare cose nuove, leggere, ascoltare musica, tenersi in esercizio) verranno trasferite nei figli. Se al contrario il genitore è impaurito, questa paura aumenterà i timori del bambino.
Fase tre: il coronavirus e i bambini
Nella fase tre i bambini possono riprendere alcune attività, meglio se all’aperto, continuando però a mantenere le regole. Ai bambini occorre spiegare la situazione in modo semplice e chiaro, senza giri di parole, ma anche evitando di fornire troppi dettagli. Meglio filtrare le informazioni veicolate dai media, ed evitare di lasciare i bambini da soli nel gestire un carico di emozioni che può essere destabilizzante.
Il genitore dovrebbe essere sincero rispetto alla delicatezza della situazione, ma al tempo stesso rassicurante, per esempio riguardo al fatto che con le dovute cautele si può comunque godersi una gita in bicicletta con l’amichetto del cuore o una passeggiata nel parco.
Le nuove misure come parte di una nuova normalità
Anche per i bambini la fase tre permette alcuni allentamenti, ma richiede di mantenere il distanziamento sociale e impone di indossare la mascherina. Un modo per far accettare di buon grado queste necessarie misure, e fare in modo che diventino parte di una nuova normalità, potrebbe essere quello di prenderle come un gioco. E soprattutto non mostrarsi infastiditi o, peggio, trasgressivi rispetto alle regole. Le ragioni del distanziamento sociale richiesto dovrebbero essere presentate come un modo per essere, tutti, in una condizione più sicura, enfatizzando l’importante ruolo che l’impegno nel mantenere questi comportamenti riveste.
Anche l’alimentazione, infine, gioca una parte importante nell’ambito della routine. Mantenere il più possibile orari regolari per i pasti e le merende aiuta a mantenere un equilibrio piscologico, oltre che la salute. Naturalmente anche in questo caso l’impostazione di abitudini alimentari sane, e il buon esempio, dovrebbero arrivare dagli adulti. Per quanto possibile meglio non eccedere nel consumo di “cibi di conforto” come dolci, snack, bibite. Non va dimenticato che una alimentazione sana, con una dieta varia e che preveda il consumo quotidiano di frutta e verdura e cibi ricchi di vitamine (soprattutto la A, la C, le vitamine del gruppo B, la D e l’acido folico) è molto importante anche per sostenere le naturali difese dell’organismo.
Fonti