L’inappetenza è la mancanza o la riduzione di appetito che si può verificare in qualsiasi momento della vita.
Si tratta di una condizione diversa rispetto all’anoressia, che è invece il rifiuto completo del cibo, a sua volta diversa dall’anoressia nervosa, che è invece una patologia di tipo psichiatrico.
Inoltre, l’inappetenza assume un significato diverso a seconda delle cause alla sua origine, della fase della vita in cui subentra, delle condizioni di salute del soggetto che la sperimenta. Mentre nel bambino può derivare da stati emotivi particolarmente impegnativi per il suo stadio di sviluppo, per l’adulto può essere la manifestazione di una patologia acuta o cronica, anche e soprattutto di tipo psichiatrico. Nell’anziano, la riduzione dell’appetito può semplicemente nascere dal fisiologico indebolimento dei riflessi naturali (della fame, della sete e del sonno).
Di conseguenza, i rimedi per l’inappetenza variano caso per caso, anche se esistono raccomandazioni valide in generale.
Inappetenza in adulti e bambini: le differenze
A seconda dell’età a cui questo sintomo si presenta, cambia la sua interpretazione e anche l’approccio usato per trattarlo.
L’inappetenza negli adulti
Nell’adulto le cause principali di inappetenza sono da ricercare nell’ambito dei disturbi psicologici e psichiatrici. In particolare, la depressione può essere correlata ad una perdita di interesse per la cura di sé (intesa anche come corretta alimentazione) e l’ansia ad un’inquietudine tale da chiudere lo stomaco in una morsa che impedisce l’ingestione di cibo.
Altre patologie associate alla riduzione dell’appetito sono quelle oncologiche, nonché le terapie somministrate per il loro trattamento. Il paziente malato di tumore deve essere monitorato scrupolosamente, per prevenire eventuali effetti di disidratazione e malnutrizione che potrebbero avere un effetto drammatico su un organismo già indebolito dalla malattia. Gli studi mostrano che la malnutrizione aggrava le condizioni cliniche del paziente affetto da neoplasia e, in molti casi, determina l’insuccesso delle cure.
L’inappetenza nei bambini
Nel bambino, l’inappetenza può essere espressione di molte più cause, potendo trovare origine in una malattia vera e propria, in un disturbo transitorio oppure in uno stato emotivo particolare.
La riduzione dell’appetito in un piccolo può subentrare in situazioni impegnative come la nascita di un fratellino, un cambiamento vissuto nell’ambiente scolastico, a causa del cambio di stagione o durante la convalescenza da una malattia.
Le patologie più spesso associate a questo sintomo sono quelle che colpiscono l’apparato digerente, come le infezioni da virus responsabili della gastroenterite, che provocano vomito e dissenteria e lasciano uno strascico di nausea che si protrae per qualche giorno anche dopo l’apparente guarigione.
Anche altre infezioni microbiche, alla base della tonsillite e di altre infezioni delle vie respiratorie comuni in età pediatrica, possono influenzare negativamente l’appetito. La dentizioneCos’è e che fasi ha la dentizione? La dentizione del neon... è un fenomeno fisiologico che, a causa del dolore gengivale e dello stato di malessere che provoca, può ridurre la voracità del piccolo.
Inoltre, uno dei sintomi delle infezioni delle vie urinarie nel bambino è proprio rappresentato dalla mancanza di appetito, qualche volta associata alla perdita di peso: il piccolo si mostra insolitamente poco vivace e mangia poco rispetto a quanto è abituato a fare.
Vale la pena, poi, ricordare le intolleranze alimentari: l’ingestione dell’alimento che l’organismo non riesce a digerire e assorbire provoca la comparsa di nausea e dolori addominali, che spingono il soggetto (bambino o adulto) a rifiutare il cibo.
L’inappetenza può essere un sintomo di una malformazione i cui effetti si ripercuotono sull’organismo nella sua globalità, come accade con la cardiopatia congenita, oppure una conseguenza di una terapia farmacologica particolarmente forte o di un intervento chirurgico.
Inappetenza: quali sono i rischi
Se si tratta di un fenomeno transitorio, l’inappetenza si risolve spontaneamente senza conseguenze.
Tuttavia, se lo stato di riduzione dell’appetito perdura, il soggetto può andare incontro ad una riduzione dell’assorbimento dei nutrienti fondamentali e quindi a patologie legate alla denutrizione e alla malnutrizione.
Nel caso si tratti di un bambino, l’inappetenza può portare al rallentamento della crescita o ad un calo ponderale importante, che può avere ripercussioni sull’equilibrio generale dell’organismo. Il rifiuto, anche parziale, del cibo può causare disidratazione e conseguente acidosi.
È, dunque, importante rivolgersi al medico se non si tratta di una circostanza occasionale, per l’individuazione delle cause e l’istituzione di un’opportuna terapia, di supplementazione o farmacologica, laddove indicata.
Inappetenza: quali sono i rimedi?
Le soluzioni per l’inappetenza variano in funzione del problema che l’ha generata.
In generale, è importante che il soggetto sia seguito da vicino, soprattutto se bambino o affetto da malattie importanti, per evitare che la riduzione dell’assunzione di cibo sia tale da compromettere la salute generale del corpo.
Nei bambini
È tuttavia importante ricordare che, nel caso dei bambini, non sempre quella che viene considerata inappetenza da parte dei genitori coincide realmente con una limitata introduzione di cibo. I pediatri descrivono a questo proposito il fenomeno della falsa inappetenza, più frequente di quanto non ci immaginiamo, come uno scostamento fra le aspettative di mamma e papà e le quantità di cibo assunte dal piccolo, priva di risvolti patologici.
In caso di effettiva riduzione di appetito senza causa accertata, gli esperti consigliano di non insistere e non forzare il piccolo, presentandogli il pasto come una prova da superare per ottenere un premio (ad esempio un dolce, un gelato), né come una punizione. Questo atteggiamento potrebbe influenzare negativamente la sua maniera di vivere l’alimentazione.
Negli adulti
Nell’adulto, è opportuno che siano scelte pietanze di elevato valore nutritivo, che possano apportare, in quantità limitate, tutti i principi necessari al corretto funzionamento dell’organismo. Durante i pasti, è opportuno bere limitati volumi di acqua, per evitare di arrivare precocemente ad avvertire il senso di sazietà.
Sia nell’adulto che nel bambino, in caso di inappetenza prolungata, è consigliabile chiedere consiglio al proprio medico o farmacista riguardo la supplementazione di vitamine e sali minerali. Nei casi in cui la situazione sia particolarmente preoccupante, il medico può prescrivere farmaci stimolatori dell’appetito.
La pratica di esercizio fisico aumenta il senso di benessere e l’appetito, così come le passeggiate all’aria aperta.
Fonti:
- Muscaritoli, M. et al. Perspectives of health care professionals on cancer cachexia: results from three global surveys. Annals of Oncology (2016)
- Pilgrim, A. et al. An overview of appetite decline in older people. Nurs Older People (2015)