Colesterolo e rischi cardiovascolari
Siamo quello che mangiamo. Ma siamo anche ciò che è scritto nel nostro DNA. Bilanciare questi due assunti sarebbe una buona base di partenza per comprendere quanto stili di vita e predisposizione genetica vadano a braccetto nello sviluppo delle patologie così dette “del benessere”.
I dati del 2017 in materia di malattie cardiovascolari in Europa parlano chiaro: questo gruppo di malattie sono causa del decesso di oltre 4 milioni di persone ogni anno e nonostante il miglioramento dei risultati delle terapie, fattori di rischio quali diabete e obesità chiaramente associati allo sviluppo di tali patologie, sono ancora troppo elevati.
Quando c’è da preoccuparsi? Quali sono i segnali che il nostro organismo ci invia per farci capire che qualcosa non va?
Un ruolo fondamentale nella partita contro il rischio cardiovascolare è giocato sicuramente dal colesterolo, dietro cui si cela anche la risposta alle domande precedenti.
Tipi di colesterolo
Innanzitutto è importante sapere che non tutto il colesterolo viene per nuocere. Esso è infatti una sostanza prodotta in condizioni fisiologiche da fegato ed intestino, fondamentale per il nostro organismo, che agisce a diversi livelli ( membrane cellulari, produzione vitamina D, acidi biliari, ormoni steroidei) per lo svolgimento di svariate funzioni vitali. Si è soliti classificarlo in colesterolo “buono” e “cattivo” per semplificarne la tipologia d’azione: HDL è il colesterolo buono, LDL è il colesterolo cattivo.
L’HDL è definito buono perché ha il compito di rimuove l’eccesso di colesterolo dalle cellule e dal sangue e veicolarlo al fegato dove sarà poi eliminato.
L’LDL è definito cattivo perché quando è presente in quantità elevate tende a depositarsi sulle pareti delle arterie arrivando a formare delle placche che ostacolano in maniera più o meno importante il flusso sanguigno. Il colesterolo LDL è quindi legato all’aumento del rischio cardiovascolare. Risulta perciò molto importante qualsiasi azione mirata al controllo dei livelli di LDL nel sangue nella popolazione generale, e soprattutto in chiunque abbia già subito un infarto, un ictus o nei diabetici per i quali il rischio è più elevato.
Come interpretare gli esami? Come leggere i dati del colesterolo nelle analisi del sangue?
Il livello totale di colesterolo in prevenzione primaria deve essere inferiore ai 190 mg/dl, superato tale livello, c’è una fascia considerata borderline che va fino ai 239 mg/dl. Valori oltre i 240 mg/dl sono da considerarsi alti e comportare un elevato rischio di malattie cardiovascolari.
Le nuove linee guida sulle dislipidemie presentate al congresso della Società Europea di Cardiologia, ci aiutano a capire meglio come interpretare i risultati del colesterolo nelle analisi del sangue e quando allarmarci o no rispetto ai valori riscontrati.
Esse prevedono quanto segue:
- per pazienti a rischio cardiovascolare molto alto:
il valore LDL deve restare sotto i 70mg/dL o ottenere una riduzione dei valori di LDL basali di almeno 50% di LDL se questi sono compresi tra 70 e 135mg/dL
- per pazienti a rischio cardiovascolare alto:
il valore LDL deve restare sotto i 100mg/dL , sarà necessaria una riduzione dei livelli di LDL basali di almeno 50% se questi sono compresi tra 100 e 200mg/dL
- per pazienti a rischio cardiovascolare moderato o basso: il livello LDL deve restare sotto i 115 mg/dL
Va specificato che tali range di valori LDL, non vanno adoperati in pazienti con ipercolesterolemiaChe cos’è l’ipercolesterolemia? Per ipercolesterolemia ... familiare (quel “fattore DNA” di cui si accennava), i quali sono sempre da considerare a rischio cardiovascolare elevato. Tale patologia è infatti causata da mutazioni nei geni che codificano per proteine chiave quali il recettore delle LDL e coinvolte nel suo ciclo metabolico, con conseguente aumento delle concentrazioni plasmatiche del colesterolo LDL.
Trattamenti per l’ipercolesterolemia
Quali cure sono ad oggi disponibili per pazienti con ipercolesterolemiaChe cos’è l’ipercolesterolemia? Per ipercolesterolemia ...? I farmaci maggiormente utilizzati nel controllo del colesterolo “cattivo” sono le statine, che agiscono inibendo la produzione di colesterolo endogeno soprattutto a livello epatico, e lasciano altresì inalterati i livelli di colesterolo “buono” o addirittura aumentandoli spesso in misura del 10%.
Accanto a trattamenti farmacologici riconosciuti, esistono approcci basati sull’utilizzo di integratori alimentari che sostengono il mantenimento dei normali livelli di colesterolo nel sangue e che possono essere un buon supporto ad un corretto regime alimentare (ovviamente da usare sempre sotto consiglio medico). Tra essi ricordiamo:
- Riso rosso fermentatoIl riso rosso fermentato abbassa il colesterolo cattivo nel ..., che agisce a livello dell’ HMG-CoA reduttasi, uno degli enzimi deputati alla produzione di colesterolo;
- Fermenti lattici vivi, che agendo a livello del nostro microbiotaCos’è il microbiota? Per microbiota si intende quella che... intestinale, limitano il riassorbimento del colesterolo escreto in forma di sali biliari;
- Coenzima Q10, che agisce abbassando i livelli di colesterolo LDL e proteggendolo dall’ossidazione (è il colesterolo LDL ossidato che contribuisce alla formazione della placche e quindi all’alterosclerosi). Ma non è tutto: riesce anche a limitare gli effetti collaterali che portano con sé i farmaci anti-colesterolo (le statine);
- Vitamina PP che, a parità di colesterolemia, aumenta il colesterolo “buono” a scapito di quello “cattivo”.
Per tirare le somme di tutte queste informazioni e portarci a casa un messaggio da applicare direttamente al nostro stile di vita, possiamo tener memoria di questi tre imperativi: controllati! muoviti! mangia bene! Controllarsi con la giusta frequenza, effettuare esami del sangue almeno una volta all’anno è la via migliore per la prevenzione; il movimento è fondamentale a qualsiasi età per sostenere la corretta omeostasi del nostro corpo; mangiare bene, perché un corretto stile alimentare è il presupposto per una vita più longeva e meglio vissuta.
Fonte articolo:
- European Heart Journal doi:10.1093/eurheartj/ehw272
- 2016 European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice
- 3. G Ital Cardiol 2016; 17 (6 Suppl 1): 3S-57S