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Pubblicato il 12 Ottobre 2019 | Ultima modifica il 30 Gennaio 2020

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Orecchio assoluto e orecchio relativo: quali sono le differenze?

Geni si nasce o si diventa? Potremmo citare grandi compositori, come Mozart, Bach o Beethoven, che hanno dato prova fin da piccoli di talento musicale. Si chiama orecchio musicale la capacità più o meno innata che si manifesta in alcune persone di comprendere la musica unicamente attraverso il senso dell’udito, senza riferimenti esterni come a esempio gli spartiti. Mentre in alcuni casi si tratta di una caratteristica genetica, in altri è necessario migliorarla con lo studio, lunghi esercizi e ascolto.

L’orecchio musicale comprende diverse abilità, più o meno sviluppate, fondamentali per qualsiasi musicista: l’orecchio assoluto e quello relativo. L’orecchio assoluto è la straordinaria capacità di alcune persone di riconoscere o riprodurre la frequenza di una nota senza un diapason o riferimenti di sorta. L’orecchio assoluto è spesso correlato a grandi musicisti, infatti, chi possiede questa dote riconosce immediatamente l’altezza di una nota, le melodie e gli accordi senza bisogno di aiuto ed è inoltre in grado di riprodurre fedelmente, senza spartito, le tonalità delle melodie.

Questa abilità si manifesta normalmente in modo innato già in età infantile: non è chiaro se per motivi ereditari o educativi. Avere l’orecchio assoluto è molto raro, anche tra i musicisti esperti, ed è frequente oggetto di dibattito. L’orecchio relativo è la capacità di riconoscere al primo ascolto gli intervalli tra una nota e l’altra, grazie al suono che producono. Una persona con orecchio relativo sa distinguere gli intervalli tra le note suonate in successione, oppure simultaneamente, così da riconoscere la natura degli accordi al primo ascolto.

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Orecchio assoluto e relativo: il segreto sta nel DNA

Per quanto riguarda l’origine dell’orecchio assoluto e relativo, in passato non era chiaro quale area del cervello fosse responsabile di questa peculiarità. Uno studio pubblicato sul “Journal of Neuroscience” racconta come alcuni ricercatori siano partiti dall’ipotesi che l’orecchio assoluto derivi da una capacità dell’area primaria di “sintonizzarsi” sulla frequenza udita. L’Università del Delaware ha condotto uno studio su volontari, musicisti e non, per capire quali siano le differenze strutturali nei cervelli di chi possiede questa capacità.

I ricercatori hanno messo a confronto le strutture e l’attività della corteccia uditiva, cioè la regione della corteccia cerebrale che riceve le informazioni di tipo uditivo. I volontari erano suddivisi in tre gruppi: musicisti con l’orecchio assoluto, musicisti di abilità simile, ma senza la capacità di riconoscere precisamente le note e persone con solo addestramento musicale.  Lo studio ha mostrato che i volontari del primo gruppo avevano una corteccia uditiva molto più estesa rispetto agli altri, in grado di rappresentare e individuare le diverse note musicali, anche senza una nota di riferimento.

I risultati ottenuti da questa ricerca suggeriscono che il DNA potrebbe avere un’influenza più di quanto si pensasse nel determinare la presenza dell’orecchio assoluto e relativo, anche perché circa un quarto dei musicisti con l’orecchio assoluto non avevano iniziato a studiare musica. Si può ipotizzare che si tratti di una capacità con una forte componente innata, determinata geneticamente, mentre l’addestramento e l’esperienza musicale hanno un peso limitato. In conclusione, i dati, anche se raccolti su un piccolo gruppo di persone, indicano che l’orecchio assoluto è correlato a specifiche caratteristiche dell’anatomia cerebrale, che sono indipendenti dalla competenza musicale del soggetto.

L’orecchio assoluto: prerogativa di grandi musicisti

Gli autori della ricerca hanno sottoposto i volontari a test uditivi e, contemporaneamente, a scansioni di risonanza magnetica funzionale che consente di evidenziare le aree cerebrali attivate mentre si è impegnati in un determinato compito.

Hanno analizzato in particolare la risposta agli input della corteccia uditiva, la parte della corteccia situata nel lobo temporale superiore che sovraintende all’elaborazione degli stimoli uditivi. Sono state identificate tre sotto aree – e precisamente la regione primaria, rostrale e rostro-temporale – che si attivavano in coloro che sono dotati di orecchio assoluto. È stato costatato che nei musicisti con orecchio assoluto le regioni primarie e rostrali sono più ampie rispetto ai musicisti senza orecchio assoluto.

Anche se non dotati dell’orecchio assoluto, possiamo esercitare il nostro udito al riconoscimento delle armonie musicali con l’esercizio. Talvolta, l’impossibilità di comprensione delle note può essere dovuta non all’assenza di questa caratteristica, ma a veri e propri deficit uditivi. In questi casi e laddove si renda necessario, è possibile ricorrere all’uso di amplificatori acustici, oggi disponibile in commercio anche in dimensioni molto ridotte e in grado di garantire un’elevata qualità di amplificazione sonora.

 

Fonti:

Le Scienze : mente e cervello
Focus : musicisti si nasce
Globalist : orecchio assoluto

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