La distimia è un disturbo dell’umore piuttosto diffuso che interessa il 3-5% della popolazione, una sorta di stato depressivo cronico con sintomi più lievi rispetto a quelli della depressione maggiore.
Conosciuta anche come disturbo distimico, insorge durante l’adolescenza (forma precoce o giovanile) oppure in età più adulta (forma tardiva). Spesso subentra dopo un episodio di depressione o una diagnosi di altri disturbi dell’umore ed è frequente la sua correlazione con l’abuso di sostanze, in particolare alcol.
Ad oggi non è ancora stata identificata la sua causa precisa, ma sono state avanzate diverse ipotesi a riguardo. Probabilmente si tratta di una patologia alla quale concorrono più fattori.
Una delle teorie più accreditate è quella della predisposizione genetica, che riguarda la presenza di varianti di alcuni geni correlati alle alterazioni del ritmo circadiano. Questo spiegherebbe anche perché sembra esserci una familiarità nell’epidemiologia di questo disturbo.
Qualche volta il fattore scatenante è un evento traumatico, che ha scosso la vita del paziente: un lutto, una separazione, la perdita del lavoro, un problema economico.
Sintomi
I sintomi sono analoghi a quelli della depressione, ma più sfumati e duraturi nel tempo: insonnia o ipersonnia, affaticabilità e stanchezza, disturbi dell’alimentazione, bassa autostima, sentimenti di insicurezza e inadeguatezza, isolamento sociale, difficoltà di concentrazione, irritabilità, rabbia (questa è la manifestazione più espressa negli adolescenti), tristezza, disperazione e pessimismo.
Per la sua maggiore incidenza nella popolazione femminile, rientra fra le patologie di interesse della medicina di genere.
Diagnosi e trattamento per la distimia
Le persone affette da questo disturbo tendono a non riconoscere le sue manifestazioni come patologiche: semplicemente, imparano a vederle come parte del proprio carattere. Questo aspetto ritarda il consulto presso un professionista e, con esso, anche la diagnosi e il trattamento della distimia. Inoltre, produce di fatto un impatto significativo sulla vita sociale e professionale dei soggetti colpiti.
Perché sia formulata una diagnosi di distimia, occorre che siano presenti almeno 2 dei sintomi di flessione dell’umore sopra elencati da almeno 2 anni (uno se si tratta di pazienti adolescenti), senza mai intervalli liberi più lunghi di 2 mesi.
Una volta arrivati alla diagnosi, come si cura la distimia?
Il trattamento del disturbo si basa su un approccio combinato di psicoterapia e terapia farmacologica.
La terapia cognitivo-comportamentale è finalizzata a migliorare la consapevolezza del paziente nei confronti dei circoli viziosi imposti dalla malattia alla sua mente e a fornirgli strumenti per adottare comportamenti più virtuosi.
Quando indicata, la terapia farmacologica si avvale di antidepressivi quali gli SSRI (il più impiegato è la fluoxetina), SNRI o triciclici.
Risulta anche fondamentale, per il miglioramento della sintomatologia, l’adozione di uno stile di vita equilibrato, in particolare per quanto riguarda il ritmo sonno-veglia e l’esercizio sportivo.
Come curare la distimia? Decorso e terapie
Il decorso e la prognosi della distimia sono mediamente meno favorevoli rispetto a quelli della depressione: da qui la necessità di individuare tempestivamente uno schema di terapia personalizzato per il paziente.
Malgrado siano mediamente sottovalutate, le ripercussioni sociali di questo disturbo suggeriscono la necessità di un’attenta sensibilizzazione dei professionisti che operano nell’ambito e dei cittadini, che dovrebbero essere formati perché sappiano prendersi cura anche della propria salute mentale oltre che di quella fisica. Ciò anche in considerazione della diffusione relativamente ampia della malattia.
Il disturbo distimico implica, infatti, un importante ricorso alle strutture sanitarie e un’elevata incidenza di comorbidità psichiatrica, specialmente per depressione maggiore, disturbi di ansia e disturbi di personalità, abuso di sostanze e disturbi del comportamento alimentare.
La scelta della tipologia di intervento da attuare si basa su fattori quali la gravità dei sintomi, la tollerabilità individuale dei farmaci e l’eventuale presenza di comorbidità e tiene conto del parere del paziente.
Terapia cognitivo-comportamentale
La terapia cognitivo-comportamentale ha il compito di insegnare alla persona affetta da distimia a gestire le tensioni senza evitarle (al fine di recuperare l’autostima), esprimere il proprio malessere anche nei momenti di crisi con le persone care, chiedere nuovamente aiuto al terapeuta o allo psichiatra quando si presentano i segni di un peggioramento della sintomatologia.
Poiché si tratta di una patologia cronica, uno degli scopi della psicoterapia è quello di predisporre schemi di comportamento che aiutino il paziente nella sua gestione a lungo termine. Tecniche quali la mindfulness possono supportare nel raggiungimento di questo obiettivo.
Come consigliano gli esperti, è importante che la persona che soffre di distimia non interrompa il trattamento (sia psicologico che farmacologico) prima del previsto, che sia attenta ai segnali che il suo corpo emette prima che il malessere aumenti, che si mantenga fisicamente attiva e che eviti l’assunzione di alcol o droghe d’abuso.
Fonti:
- CRY Genetic variants associated with Dysthymia – L. Kovanen et al – PloS One, 2013
- Senso di oppressione: distimia o depressione – C. Mencacci – Onda Osservatorio
- La fluoxetina nel trattamento del disturbo distimico – S. Pini et al – Journal of Psychopathology, 2000