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Pubblicato il 2 Maggio 2019 | Ultima modifica il 13 Dicembre 2019

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Come reagire quando si riscontra il malassorbimento del lattosio

Le conseguenze del malassorbimento del lattosio non sono uguali per tutti. Scopriamo cosa fare dopo la diagnosi.

I contenuti presenti all’interno del video di approfondimento sono pubblicati a puro scopo informativo e in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento, né sostituire il rapporto diretto con il proprio medico curante o una visita specialistica.

Dolori, gonfiori e turbolenze addominali, flatulenza, vomito, diarrea, ma anche stitichezza: sono questi i sintomi tipici del malassorbimento del lattosio, un problema che riguarda ben il 70% della popolazione mondiale. Un’incidenza così elevata non deve stupire: in realtà l’essere umano è nato programmato per perdere la capacità di digerire questo zucchero; l’evoluzione ha fatto poi il suo corso, contribuendo a far perdere questa predisposizione al malassorbimento a un terzo circa degli abitanti del pianeta.

Intendiamoci: queste percentuali non significano che ci si debba aspettare che fra 10 di noi ben 7 non possano consumare latte e derivati. Infatti, la frequenza del malassorbimento del lattosio varia molto da una zona all’altra del mondo; in Asia per esempio è elevata, mentre in Europa settentrionale è sicuramente più rara. Per di più il malassorbimento del lattosio non è sempre sintomatico, e quindi potrebbe anche capitare di non sapere di convivere con questo problema. Infine, non è detto che una diagnosi di malassorbimento corrisponda alla necessità di escludere totalmente il lattosio dalla propria alimentazione: a volte basta semplicemente aggiustare il consumo dei cibi che lo contengono.

Malassorbimento del lattosio: una questione di dosi

Già di per sé il malassorbimento del lattosio è una questione di dosi – in particolare della quantità dell’enzima lattasi prodotto dall’organismo. Si tratta di una molecola fondamentale per la digestione del lattosio, che solo grazie alla sua azione può essere diviso nei due zuccheri che lo costituiscono (glucosio e galattosio), che a loro volta possono essere assorbiti. Il lattosio non digerito rimane invece nell’intestino, dove viene fermentato dai batteri con conseguente produzione di gas intestinali e altri fenomeni che scatenano i sintomi tipici del malassorbimento di lattosio.

Nei lattanti la produzione di lattasi garantisce la digestione del lattosio, ma attorno ai 3-5 anni la produzione di questo enzima inizia a diminuire significativamente; sono questi i casi in cui compaiono i sintomi del malassorbimento del lattosio. Alcuni di noi possiedono però delle varianti geniche associate alla persistenza della lattasi; si tratta di tutti quelli che non soffrono di malassorbimento del lattosio. Non è poi nemmeno detto che si debba perdere necessariamente tutta l’attività della lattasi; per questo motivo c’è chi riesce a tenere sotto controllo i sintomi del malassorbimento del lattosio limitando il consumo di cibi contenenti questo zucchero senza però doverli escludere completamente dall’alimentazione.

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Malassorbimento del lattosio: come comportarsi

Detto ciò, una volta diagnosticato il malassorbimento del lattosio, il primo accorgimento da adottare è eliminare i cibi che lo contengono. In alcuni casi può però trattarsi di un’esclusione temporanea: dopo una prima fase è possibile provare a reintrodurre piccole dosi di lattosio e verificare le quantità che è possibile consumare senza che compaiano i sintomi del malassorbimento.

Per chi convive con questa condizione è importante sia conoscere gli alimenti contenenti lattosio, sia imparare a leggere bene le etichette di cibi confezionati, farmaci e integratori alimentari, di cui questo zucchero può essere un ingrediente inatteso. Ma non solo: è importante anche sapere con quali alternative sostituire questi alimenti e come assumere con altri cibi i preziosi nutrienti presenti nel latte, in particolare il calcio e la vitamina D.

Fortunatamente oggi il mercato propone diversi prodotti delattosati, cioè in cui il lattosio è stato pre-digerito. A questi si aggiungono bevande vegetali (latte di soia, riso, mandorla) cui vengono aggiunti calcio e la vitamina D.

Inoltre, non tutti i derivati del latte contengono le stesse quantità di lattosio. Alcuni formaggi (come il parmigiano molto stagionato, ma non solo) ne contengono quantità nulle o nettamente inferiori rispetto a quelle presenti nel latte e quindi potrebbero essere tollerati anche in caso di malassorbimento. Lo yogurt, invece, non solo contiene un po’ meno lattosio, ma anche batteri che con i loro enzimi aiutano a digerire quello assunto.

Un’altra possibile soluzione è assumere integratori a base di fermenti lattici vivi ad azione probiotica per ripristinare l’equilibrio della flora intestinale compromessa da disturbi della digestione. Inoltre, anche estratti vegetali, come lo Zenzero e il Carciofo, possono favorire la funzione digestiva aiutando lo stomaco a “svuotarsi” rapidamente. In unione a fermenti lattici ed estratti vegetali l’enzima lattasi, lo zucchero responsabile della digestione del lattosio, migliora la digestione di chi convive con il malassorbimento che può concedersi anche alimenti che contengono questo zucchero.

Per far fronte alla riduzione dell’apporto di calcio dovuta alla riduzione del consumo di latticini è possibile far affidamento su altre fonti di questo minerale, in particolare legumi, verdure come il cavolo, pesce, molluschi e crostacei. La vitamina D può invece essere aumentata con il consumo di pesci grassi (come il salmone), uova, fegato e, soprattutto, con l’esposizione al sole.

Se nonostante tutti questi accorgimenti i sintomi del malassorbimento dovessero persistere è meglio valutare la possibilità che a causarlo sia un problema diverso dalla naturale riduzione della lattasi, per esempio una patologia intestinale che causa problemi di malassorbimento.

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FONTI:
-Ugidos-Rodríguez S et al. Lactose malabsorption and intolerance: a review. Food Funct. 2018 Aug 15;9(8):4056-4068. doi: 10.1039/c8fo00555a

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