Fin dalla nascita la crescita del bambino rappresenta una delle principali preoccupazioni dei genitori e, a ragione di questo, è indicata come indicatore dello stato di salute. Se alla nascita e per tutto il primo anno di vita il peso è il parametro più utilizzato per avere l’idea del ritmo di crescita del bambino, con il passare dei mesi questa valutazione si basa sulla combinazione tra peso e altezza, in altre parole bisogna calcolare la curva di crescita.
Per verificare l’andamento della crescita del proprio bambino è, infatti, possibile ricorrere alla curva di crescita. Si tratta di grafici sui quali riportare i dati di peso e altezza in modo da individuare il punto in cui si trova il bambino e fare un confronto con la popolazione infantile di riferimento, appartenente cioè allo stesso sesso e alla stessa fascia di età.
Com’è stata costruita la curva di crescita?
Le curve di crescita ora in uso sono state prodotte e studiate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo aver condotto ricerche su oltre 8.000 bambini di sei paesi: Brasile, Ghana, India, Norvegia, Oman e Stati Uniti.
Per garantire la massima omogeneità, i bambini selezionati dovevano rispettare precise caratteristiche:
– essere stati allattati esclusivamente con latte materno fino ad almeno quattro mesi
– essere stati svezzati con alimenti nutrizionali adeguati tra i quattro e i sei mesi e vaccinati secondo le norme del paese di provenienza
– dovevano vivere in ambienti che riducessero al minimo i rischi d’infezione e aver accesso rapido alle cure in caso di malattia
– dovevano essere stati generati da madri non fumatrici .
A tutti i bambini del campione sono stati rilevati peso e altezza a una, due, quattro e sei settimane di vita e poi, ogni mese fino ai dodici mesi, e poi ogni due mesi fino ai due anni di età.
Sulla base di queste misurazioni e attraverso complesse elaborazioni statistiche sono state create le curve di crescita, oggi impiegate in 125 paesi come standard di riferimento.
Come interpretare le curve di crescita?
I grafici di crescita sono separati per maschi e femmine. Per individuare il percentile di crescita in cui si trova un bambino, occorre incrociare peso e altezza/lunghezza sul grafico corrispondente all’età.
Le tavole sono, infatti, suddivise per le seguenti fasce di età: fino a sei mesi, da sei mesi a due anni, da tre a cinque anni.
La maggior parte dei bambini si colloca tra il 25° e il 75° percentile; nel primo percentile si trovano i bambini di dimensioni più piccole, nel centesimo quelli più alti erobusto, mentre i bambini situati al 50° percentile sono considerati “nella media”. Se un bambino si colloca per esempio al 10° percentile, il 10% degli altri bambini appartenenti allo stesso gruppo (di sesso ed età) è più piccolo di lui, mentre il 90% è più grande. Per contro chi si colloca al 90° percentile vedrà il 10% dei bambini dello stesso gruppo di confronto più grandi, e il 90% più piccoli.
Bisogna sempre tenere presente che la crescita dei neonati è un fenomeno dinamico, un processo al quale contribuiscono numerose variabili, tra le quali l’ereditarietà gioca un ruolo di primo piano.
Pertanto quello che conta è l’andamento della curva di crescita nel tempo: un bambino che si colloca in un percentile basso e nel tempo rispetta quella curva di crescita non deve destare preoccupazioni. Viceversa qualsiasi brusco cambiamento, sia verso il basso o verso l’alto, potrebbe essere il segnale di uno squilibrio alimentare o di un difetto della crescita, e dovrebbe quindi essere indagato.