Non si tratta solo di salute del nostro apparato respiratorio: oltre a smog e a polveri sottili, l’inquinamento delle grandi città può essere anche acustico. Siamo infatti talmente abituati a convivere con il rumore che spesso non ci rendiamo conto di quanto l’inquinamento acustico possa avere un effetto estremamente negativo sulla nostra qualità della vita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha affermato che in Europa il frastuono delle grandi città è un problema ambientale secondo solo all’inquinamento atmosferico: sono infatti circa 30 milioni gli europei esposti a livelli di decibel rischiosi per il proprio benessere. Automobili, moto, mezzi pubblici, traffico aereo: oggi i rumori a cui siamo sottoposti quotidianamente sono molto più frequenti e intensi rispetto a 40 anni fa e sono sempre di più le ricerche che indicano come alla lunga l’inquinamento acustico provochi stress, patologie cardiovascolari e disturbi del sonno.
Un recente studio europeo ha dimostrato che vivere in strade molto trafficate o vicino a un aeroporto aumenta dal 20 al 25 % il rischio di infarti e ictus e due ricerche italiane affermano che esponendoci a frastuoni superiori ai 65 decibel aumenti la probabilità di essere soggetti a disturbi non solo fisici, ma anche nocivi alla sfera emotiva come nervosismo, stress difficoltà a concentrarsi e a dormire. Per questo l’Oms raccomanda il rispetto delle soglie di esposizione: 65 decibel durante il giorno e 55 nel corso della notte.
L’inquinamento acustico può provenire da varie fonti, in particolare possiamo identificare:
- Passaggio di automobili, camion e mezzi pubblici rappresenta la principale forma di disagio per i cittadini
- Traffico ferroviario e aereo sta acquisendo una crescente rilevanza in ambito territoriale, interessando in particolare le aree in prossimità di stazioni e aeroporti
- Attività industriali, artigianali (macchine da lavoro, falciatrici, cantieri, martelli pneumatici, ecc.) e commerciali (bar, pub, discoteche ecc.)
- Bita domestica: televisori, stereo e radio tenuti a volumi troppo alti, così come i rumori prodotti da strumenti musicali o da lavoro e da elettrodomestici come l’aspirapolvere, la lavatrice o l’asciugacapelli
Inquinamento acustico: i disturbi più comuni
È indubbio che l’esposizione prolungata al rumore di forte intensità incida molto sulla nostra salute mettendo a rischio il nostro benessere non solo fisico ma anche mentale e sociale.
Molte ricerche hanno dimostrato come disturbi del sonno, infarti, ictus, ipertensione e malattie cardiovascolari siano patologie più diffuse tra la popolazione che vive nelle grandi metropoli.
I danni provocati dall’inquinamento acustico possono essere suddivisi in due grandi categorie:
- Uditivi: il nostro sistema uditivo è sicuramente quello maggiormente coinvolto e danneggiato. È possibile subire una significativa riduzione dell’udito, definita ipoacusiaCos’è l’ipoacusia? Per ipoacusia si intende l’abbassa... neurosensoriale che può essere acuta (provocata da una stimolazione acustica intensa e improvvisa come un’esplosione) o cronica, successiva invece a un’esposizione al rumore prolungata nel tempo. Questi sintomi possono essere valutati attraverso specifici esami audiometrici e solitamente oltre al calo dell’udito si avverte anche insensibilità, fastidio, ronzio e vertigini.
- Extra-uditivi: il rumore può provocare seri danni anche al resto dell’organismo. Gli effetti sono tra i più vari: aumento del livello di stress, della pressione arteriosa e della frequenza respiratoria, disturbi all’apparato gastrointestinale (difficoltà digestive, aumento della secrezione gastrica e della motilità intestinale), effetti negativi sul comportamento quotidiano come sbalzi di umore, depressione e episodi di aggressività.
Oltre a questo, l’inquinamento acustico incide negativamente anche sul lavoro, lo studio e su tutte quelle attività di tipo intellettuale. Ansia e difficoltà di concentrazione possono alterare il nostro ritmo sonno-veglia provocando un calo di attenzione durante il giorno e mettendo quindi a rischio sia noi stessi che le persone con cui interagiamo.
La normativa: ecco come ci protegge dai possibili rischi
L’inquinamento acustico è regolamentato da specifiche normative relative alla determinazione e gestione del rumore ambientale. La principale norma nazionale di riferimento sull’inquinamento acustico, la legge quadro n. 447/95, definisce questo fenomeno come «l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con la funzionalità degli ambienti stessi».
Da segnalare anche il decreto legislativo n. 194/2005 che ha adottato il ricorso a specifici indicatori acustici e precise metodologie di calcolo che prevede anche una valutazione del grado di esposizione al rumore mediante mappature acustiche e una maggior attenzione all’informazione verso i cittadini.
Ma oltre a leggi e normative che regolano in particolare gli ambienti di lavoro, esistono alcune accortezze da adottare per cercare di limitare un eccessiva esposizione ai rumori nell’ambiente domestico in particolare se si abita vicino a zone particolarmente trafficate, o in prossimità di aeroporti, stazioni o locali notturni come:
- Isolare la casa con specifici pannelli isolanti e fono assorbenti sulle pareti
- Applicare particolare vetri alle imposte per ridurre il suono percepito dall’esterno
- Non esitare a rivolgersi alla polizia in caso di discoteche o locali che non rispettino le normative vigenti sul volume della musica nelle ore notturne
Difendersi dai rumori è un diritto sociale non solo per proteggere la nostra salute, ma anche quella delle altre persone dal momento che le moderne tecnologie, se non usate correttamente, possono anche essere un serio pericolo al quale siamo molto più esposti di solo un secolo fa.