L’otosclerosi è una patologia, di tipo non infiammatorio, riguardante l’orecchio medio e che comporta una progressiva perdita dell’udito. Tale disturbo interessa la capsula ossea dell’orecchio (capsula otica), una struttura cartilaginea che contiene e protegge il labirinto auricolare. Tale struttura può essere colpita da una degenerazione strutturale e funzionale del tessuto osseo che provoca un anomalo accumulo di osso nelle aree dell’orecchio interno, situate intorno alla staffa (uno dei tre ossicini cui si deve la trasmissione del suono). Bloccando i movimenti della staffa, si manifesterà una diminuzione dell’udito di tipo trasmissivo, ovvero causata da un’alterata conduzione dell’onda sonora.
L’otosclerosi può coinvolgere uno o entrambe le orecchie ma, in caso di esordio monolaterale, nella maggior parte dei casi si manifesta un successivo interessamento controlaterale.
Otoclerosi: sintomi e decorso
I primi sintomi dell’otosclerosi sono piuttosto caratteristici. Questa malattia si manifesta con un progressivo calo dell’udito che può essere accompagnato da acufeniCosa sono gli acufeni? I difetti di udito spesso sono accomp... (ossia rumori incessanti percepiti, nell’orecchio interessato, come fischi e ronzii), perdita di equilibrio, vertigini.
L’otosclerosi è caratterizzata da un decorso lento, se non si tratti di una forma giovanile, nel quale il peggioramento potrebbe essere rapido.
Cause dell’otosclerosi
La causa dell’otosclerosi non è ancora stata chiarita; si ritiene che sia una patologia su base ereditaria oppure ormonale-metabolica.
In caso di predisposizione genetica, il virus del morbillo può rappresentare un fattore scatenante; se su base ormonale, maternità e allattamento possono determinare delle accelerazioni proprio per l’influenza degli ormoni sul metabolismo dell’osso.
Otosclerosi e orecchio: la diagnosi
In caso di otosclerosi, l’esame otoscopico solitamente evidenzia una membrana timpanica normale.
La diagnosi di otosclerosi è formulata in base ai risultati degli esami audiologici specifici (esame audiometrico e impedenziometrico), che permettono di valutare l’entità della perdita uditiva, la trasmissione sonora sia per via aerea sia per via ossea e la funzione neurosensoriale che determina il coinvolgimento dell’orecchio interno.
Importante anche la misurazione del riflesso stapediale che fornisce informazioni sul riflesso del muscolo stapedio (il piccolo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio).
In fase iniziale di otosclerosi, nell’orecchio tale riflesso è presente ma il tracciato assume delle caratteristiche particolari; in caso di otosclerosi conclamata il riflesso è del tutto assente.
Otosclerosi e orecchio: la terapia
Una volta diagnosticata l’otosclerosi è possibile scegliere di:
- Monitorare nel tempo l’evoluzione della patologia riservandosi di intervenire qualora la situazione peggiorasse in maniera drastica.
- Somministrare una terapia farmacologica a base di sodio fluoruro e calcio gluconato, sostanze coinvolte nella crescita e nel riassorbimento dell’osso. Tale terapia non ripristina la funzione uditiva ma stabilizza la malattia e ne rallenta la progressione. Può essere indicata nei casi in cui non sia necessaria l’operazione chirurgica, come preparazione prima dell’intervento o come terapia di mantenimento dopo la chirurgia. Possibili effetti indesiderati sono: bruciore e acidità di stomaco, difficoltà a dormire, perdita di appetito, prurito alla pelle o alle mucose.
- Intervenire con un amplificatore acustico che può tamponare i deficit uditivi. Oggi sono disponibili in commercio apparecchi di dimensioni ridotte, retroauricolari e che consentono un’alta qualità di amplificazione sonora.
- Sottoporre il paziente all’intervento chirurgico, che prevede l’asportazione parziale o totale della staffa e la sua sostituzione con una microprotesi. In alcuni casi la chirurgia rappresenta la soluzione migliore per il recupero funzionale dell’udito. L’intervento permette un recupero uditivo ma bisogna intervenire prima che la degenerazione otosclerotica invada parti dell’orecchio interno danneggiando così l’organo dell’udito e le sue strutture nervose e causando una sordità permanente e inoperabile. Occorre dunque tenere presente che, maggiore è il coinvolgimento dell’apparato neurosensoriale, minori sono le possibilità di ottenere un buon recupero uditivo.
Proprio perché tale patologia può evolvere in sordità totale, è sempre meglio non sottovalutarla.
Fonti:
https://www.centrofoniatria.it/chirurgia/orecchio/
https://www.gavazzeni.it/malattie/otosclerosi/
https://www.albanesi.it/salute/otosclerosi.htm